Carlo Moggia
DusTime …E’ come se lo stesso corpo potesse apparire in un singolo istante in tutte le differenti posizioni di un percorso, privato anche di quella consequenzialità che dà all’azione coerenza e significato e, inoltre , come sospeso su di un fondo impersonale,privo di ogni altro riferimento oggettivo se non il corpo stesso.
Il tempo, lo spazio e il movimento espresso dai corpi possono così, più efficacemente,situarsi ad un altro livello di realtà dove tali coordinate trovano nuove possibili forme di relazione: non più lineari, diventano metafora di una “polverizzazione” di istanti e spazi intrecciati e caotici, fluttuanti, vibranti.
I singoli corpi sono eseguiti con un’unica traccia continua di colore, un segno- gesto rapido e immediato, essenziale (quasi orientale) ma nello stesso tempo carico di infinite variabili che si dispiegano, come tracce di particelle sulla lastra di un rivelatore, alla ricerca di un’unità di visione tra micro e macro, tra unicità e insieme.
I dischi di plexiglas, benché autonomi, fanno parte di un’installazione più estesa e articolata sia dal punto di vista formale sia da quello contenutistico.